venerdì 31 ottobre 2008

Alcune considerazioni considerazioni sulla Chiesa Cattolica

Sappiamo dal 1748, grazie alle teorizzazioni di Montesquieu, che la condizione oggettiva per la garanzia della libertà del cittadino è data dalla separazione dei poteri. Una Repubblica garantisce questa condizione proprio perchè i suoi poteri legislativo, esecutivo e giudiziario sono nettamente separati tra di loro. In caso contrario, quando i tre poteri convergono in un'unica persona si è in una condizione dispotica proprio perchè le leggi variano al variare della volontà di colui in capo al quale convergono i tre poteri.
Cosa dire dunque dello Stato del Vaticano dove i tre poteri più o meno direttamente convergono nella figura del Papa?

Cosa dire del nome "Santo Padre" con il quale il Papa si fa chiamare? Sappiamo quanto sono complicati e lunghi i processi di santificazione post mortem. Non è un po' presuntuoso farsi appellare in tal mondo in vita?

La stessa presunzione non è anche imputabile alle Gerarchie Ecclesiastiche tutte che danno per certa l'esistenza di Dio senza poterne dare una prova? Non sarebbe più "umano", più "corretto", più "socialmente equo", "più sintomo di umiltà spirituale" usare toni più cauti e mantenere comunque e sempre un dubbio di ipotesi contraria?

E' indubbio che la Chiesa Cattolica imponga condizionamenti sociali che frenano il progredire della società. E' altresì indubbio che l'influenza della Chiesa nella vita sociale prima di essere ti tipo spirituale sia, purtroppo, politica ed economica. E', infine, altresì inconfutabile che nel nostro paese, rispetto a molti altri paesi cattolici del mondo, questa "incombente presenza" non soltanto ostacoli il progresso sociale ma tenda addirittura a renderlo, nel paragone, retrogrado rispetto a paesi a noi confinanti o poco più che confinanti. Non serebbe più "cattolicamente equo" che per lo meno il massimo esponente della Chiesa risiedesse, di volta in volta, nel suo paese di origine?

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